Una delle maggiori occasioni di lavoro offerta agli scultori del XIX secolo è la realizzazione di tombe fornite di busti-ritratto, statue, rilievi; Vincenzo Vela non si sottrae a tale ingente domanda e si trova a interpretare pressoché lungo tutta la sua carriera la tematica funeraria.
In questa sala sono ben rappresentate le due grandi linee della scultura funeraria del Vela, talora sorprendentemente combinate: quella simbolico-allegorica e quella realistica. Infatti accanto a personificazioni non sempre tradizionali nell’iconografia, morbidamente edificanti, troviamo angeli adolescenziali, nonchè la figura della salma giacente sul sarcofago, debitrice di una lunga tradizione. Ricorrono quindi nell’opera dello scultore tutte le più importanti tipologie del genere, comprese le figure della storia sacra, le uniche nel suo repertorio di artista eminentemente laico.
Interpretazione allegorica dal fascino ambiguo, con la figura femminile tutta avvolta in un manto frusciante di pieghe ed aderente al punto da suggerire sensibilmente le forme muliebri. Appoggiata ad un muretto, la donna velata tiene in una mano la corona del Rosario e con gli occhi bassi veglia i defunti.
Marmo, 1874, Velate-Usmate Brianza (Milano), cimitero municipale, Cappella Giulini Della Porta
Il Vela rappresenta la giovane donna, spirata poco più che ventenne, in una versione realistica per certi versi sconcertante: sul letto ove attende cristianamente la morte, circondata dalle voluminose cortine del baldacchino che dominano in modo teatrale la composizione. La contessa nella sua fragilità terrena si affida alla misericordia di Dio in contrasto con tanto apparato attorno a lei, coronato da una coppia di angioletti.
Marmo, 1853, Arcore, Cappella d'Adda
Per la tomba di un bambino di neanche tre anni Vela modella il gruppo squisitamente consolatorio dell'angelo custode che accompagna in cielo il piccolo defunto. Quest'ultimo è ritratto nella spontanea vivacità dei suoi anni mentre giocoso apre le braccia, sollevato in alto con soave premura dall'angelo, il primo di questa importanza modellato dallo scultore.
Marmo, 1856, Torino, Galleria d'Arte Moderna (già Torino, Cimitero Monumentale; marmo, replica, 1861, Costa di Mezzate (Bergamo), cimitero, tomba Camozzi-Vertova).
Per questa sepoltura di una bambina morta prematuramente lo scultore esegue un "ritratto mortuario" di sconvolgente, fattuale verità, con la defunta sdraiata e irrigidita nel suo abito quotidiano da cui fuoriescono le gracili spalle, il viso affilato e le estremità.
Marmo, 1868, Tour-en-Faucigny (Savoia), cappella Dufresne
Nell' Ecce Homo, lo scultore si concentra qui sull'umanità sofferente del Cristo e modella un corpo virile scarno ed emaciato, un volto affilato, dallo sguardo affranto, mettendo a nudo l' "uomo di pena", distante da qualsiasi idea di bellezza e potestà divina. Una rappresentazione così impietosa della natura fragile e terrena del Figlio di Dio poteva apparire sconveniente e in effetti non si risparmiarono critiche all'opera del Vela.
Marmo, 1868, Usmate-Velate, cimitero municipale, cappella Giulini Della Porta; bronzo, replica, 1883-1890, Como, Cimitero Monumentale, tomba Camozzi; marmo, replica postuma non autografa, 1893, Ligornetto, cimitero municipale, Monumento funerario di Vincenzo Vela